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Lo studio australiano sui figli di famiglie omosessuali é manipolato

Dal luglio 2014 la lobby lgbt ha iniziato a gridare felice di poter vantare un autorevole studio di una università australiana secondo il quale i figli di famiglie con genitori dello stesso sesso mostrano punteggi più alti rispetto ai campioni 'normalizzati' in 3 categorie: comportamento generale, salute generale, e coesione familiare.

Voi vi aspettereste che, per esempio, la salute generale sia stata valutata in base ai rapporti medici, o a interviste con i medici generici o con i pediatri che si sono occupati ragazzi. Invece no.

 

Lo studio, a firma di Simon R Crouch, Elizabeth Waters, Ruth McNair, Jennifer Power ed Elise Davis per conto della The University of Melbourne e di vari enti che si occupano del benessere giovanile e familiare in genere, si intitola "Parent-reported measures of child health and wellbeing in same-sex parent families: a cross-sectional survey" (pubblicato su BMC Public Health il 21 giugno 2014), e il titolo dice già tutto: quel 'Parent-reported' anticipa quello che viene spiegato nella presentazione dello studio: il campione non é stato di bambini e/o ragazzi, ma di loro genitori.

 

Scrive lo studio: "315 parents completed the survey (completion rate = 81%) representing 500 children."

 

Avete capito bene, lo studio è consistito in chiedere, con dei sondaggi, a 315 genitori omosessuali (la maggior parte lesbiche) come stavano crescendo i loro figli.

Ad una mente normale questo risulta essere un bias metodologico evidente e indiscuttibile, tanto che c' é da chiedersi come un articolo del genere possa essere stato pubblicato in una rivista scientifica; eppure, questo studio costituisce ancora oggi uno dei cavalli di battaglia della lobby lgbt quando si parla dei problemi che i bambini potrebbero avere in una famiglia omogenitoriale.

 

Se pensate che siamo solo noi ad avere questa opinione, vi dovrete ricredere.

Già il 18 luglio 2014 il sito di informazione di stampo conservatore pubblicava un articolo intitolato: "What About That Australian Study About Same-Sex Parenting?" che ironicamente aveva come sottotitolo "I genitori gay si danno buoni voti". Perchè così era, in sostanza. I genitori gay dei bambini dicevano che i loro figli crescevano benissimo, implicando quindi che loro stessi erano buoni genitori. E cosa avrebbero mai dovuto dire se non proprio questo? Voi ve li immaginate dei genitori gay che rispondono al sondaggio: "mio figlio va male a scuola, é sempre depresso, non andiamo d' accordo.... etc etc"?

L' articolo faceva la nostra stessa obiezione: il campione non era attendibile perchè composto da persone che avevano tutto l interesse a dipingere la migliore situazione possibile. Inoltre viene rivelato che il campione fu recrutato tramite siti e local gay. L' articolo divulga anche il fatto che lo studio australiano stesso ammetteva che la maniera in cui il campione era costituito poteva "dare spazio a dei bias che possono distorcere i risultati" ma allo stesso tempo si auto-giustificava scrivendo che "non c' é nessuna prova del fatto che i familiari possano rispondere in una particolare maniera falsata".

Ma qui non si tratta di provarlo, qui é questione di buon senso!

 

E se pensate che questa critica sia dovuta al fatto che il giornale online é conservatore, e quindi contrario alle famiglie gay, vi segnaliamo che nel gennaio 2015 sul Social Science Research Network é stato pubblicato l' articolo di Donald Sullins rivolto proprio ad esaminare l' attendibilità non dello studio australiano in particolare, ma della metodica dei 'Parent-reported surveys' cioè i sondaggi compiuti su genitori. L' articolo si intitola "Bias in Recruited Sample Research on Children with Same-Sex Parents Using the Strengths and Difficulties Questionnaire" e conclude: "L' evidenza prova un forte bias che risulta in falsi positivi negli studi 'parent reported' relativi ai campioni di famiglie omogenitoriali".

 

Certo, c' é da dire che Sullins é un sociologo della Catholic University of America, qualcuno potrebbe dire che dice quel che dice perchè é di una università cattolica. Ma qui si parla di buonsenso signori, qui si parla di statistica, di analisi del metodo, e di ricordarsi il famoso detto: "Non chiedere all' oste come é il suo vino", che in questo caso diventa "Non chiedete a un genitore gay se suo figlio é felice".

 

Qui di seguito la cattura dell' abstract dello studio australiano, con evidenziate in verde le frasi incriminate.

 

 

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