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Risposta all' Ordine degli Psicologi del Piemonte e ad Eugenia Romanelli

Questo saggio nasce come risposta ad una moltitudine di articoli scritti in difesa del DL Cirinnà, ma si concentra particolarmente su due fonti: un comunicato dell' Ordine degli Psicologi del Piemonte, e un articolo di Eugenia Romanelli, scrittrice 'a senso unico' ormai da tempo votata alla difesa della causa LGBT. La Romanelli é una di quelle che sostengono che "la teoria del gender non esiste", e più volte si é lanciata in difesa del mondo LGBT e dei sostenitori, facendolo però con contenuti molto opinabili e con un mix di opinioni personali e di 'stereotipi al contrario'. Come del resto ci si può aspettare da chi ha come unica fonte di informazione e di confronto i siti e gli autori esponenti stessi del mondo LGBT, i vari Arcigay etc.

 

Ebbene entriamo nel vivo del tema, e leggiamo assieme il comunicato dell' OPP (qui la versione completa):

 

"Il vero problema nel crescere in famiglie omogenitoriali, ciò che le differenzia dalle altre famiglie, è il contesto più o meno omofobico nel quale vivono. Questo, sì, fa la differenza. Per il resto, saranno buoni genitori, pessimi genitori, come lo possiamo essere tutti."

 

e ancora

"È innegabile che la decisione sul DDL Cirinnà sia politica. Ma è altrettanto innegabile che, una gran parte delle argomentazioni portate a favore della non approvazione del DDL - sono smentite da anni di ricerche scientifiche. Non esiste, se non nei codici culturali, un unico modello di famiglia. È chiaro quindi che il salto è culturale, del tipo di società che vogliamo e dobbiamo essere. Diventa altrimenti difficile comprendere tutto questo terrore che si è creato attorno a questo DDL".

 

In sostanza secondo l' OPP non c' é assolutamente nessuna prova che il crescere in famiglie omogenitoriali possa essere fonte di disturbo per i bambini, e se qualche disturbo c' é, é da ascrivere all' ambiente circostante e all' omofobia altrui.

Gradiremmo che l' OPP ci spiegasse chi é la fonte migliore e più autorevole quando si tratta di discutere del modo in cui i bambini possono o non possono crescere: noi siamo convinti che un Ordine degli Psicologi non abbia nessuna valenza ad esprimersi sul tema, e che invece a dover essere preso come riferimento debba essere chi si occupa nello specifico di pediatria. E guarda caso, sia la Società Italiana di Pediatria che il Consiglio dei Pediatri Francesi hanno avvertito della possibilità che l' adozione omosessuale vada a svantaggio dei bambini. La dichiarazione dell' OPP é assolutistica, e cozza conto il carattere innato di mera ipotesi della branca scientifica chiamata Psicologia. In una materia che basa quasi tutto il suo scibile su metodiche di analisi falsificabili e incerte per natura, quali i sondaggi, le interviste, e ai rapporti di 'auto referenza', esprimersi con tanta sicumera é a dir poco da arroganti, per non usare termini più forti.

Per dar più peso alla propria asserzione, l' OPP si allinea al parere degll' Ordine Nazionale degli Psicologi il quale ha presentato al senato un documento contenente una lista di una 70ina di studi dal 1972 (in realtà partono dal 1978) al 2015, studi che proverebbero - a detta degli psicologi - che non c' é differenza per un bambino tra il crescere in una famiglia omogenitoriale o una famiglia eterogenitoriale. Nella realtà dei fatti dobbiamo far notare almeno 2 cose: 1) la maggioranza degli studi non si occupa di famiglie omogenitoriali ma di confronti tra madri singole lesbiche e madri singole etero 2) molti degli studi presentati sono stati male interpretati e le conclusioni minimizzate.

 

Vediamone alcuni esempi:

 

Lo studio n° 1: "Sexual Identity of thirty-seven children raised by homosexual or transsexual parents" cita già nell' abstract che 36 su 37 dei bambini analizzati hanno mostrato "preferenze per giochi, giocattoli, dinamiche di gruppo e abigliamento tipiche del loro sesso". Cosa significa questa frase? E' messa li per dimostrare che il crescere con genitori omo o trasessuali non ha influito sull' identità sessuale dei bambini, ma va letta anche in un altro modo... in almeno un caso c' é stata una possibile influenza sull' identità sessuale.

 

Lo studio n° 3: "Children’s acquisition of sex role behavior in lesbian-mothers families" scrive nell' abstract che "più di impatto rispetto alle differenze sono le similitudini tra i bambini". Non sostiene quindi che non ci sono differenze, anzi implicitamente asserisce che ce ne siano. Stabilisce solo - ed é una mera opinione degli studiosi - che siano più le similitudini ad essere interessanti.

 

Lo studio n° 5: "The child’s home environment for lesbian versus heterosexual", il quale sostiene che le madri lesbiche abbiano un alto orientamento al benessere dei figli, scrive esplicitamente che "i risultati mostrano un minore agio socioeconomico per i figli di madri lesbiche".

 

Lo studio n° 7: "Heterosexual and homosexual mother’s selfdescribed sex-role behavior and ideal sex-role behavior in children" potrebbe addirittura essere definito 'comico', perchè compara i punteggi e pareri dati da madri lesbiche ed etero ad un 'bambino ideale' (!!) basandosi su una scala standard (chiamata BSRI) e conclude che non c' é diferenza di punteggi e di pareri. Ma cosa vuol dire questo? Cosa ha a che vedere con come i bambini potranno crescere? Lo studio é utilizzato 'per fare numero' in maniera fuorviante... in realtà non ha nessuna attinenza col tema. Tra l' altro se dovessimo dare valenza sul tema a questo studio, va evidenziata la seconda conclusione... lo studio infatti asserisce che si é riscontrata una differenza in termini di voto e parere auto-prodotto da parte delle madri. Cioè madri lesbiche e madri etero si assegnano punteggi diversi (quali?) evidenziando quindi una diversa percezione di sè e del proprio ruolo... lo studio poi cita che l' indicatore migliore é il 'ruolo sessuale auto descritto' e non l' orientamento sessuale auto descritto. Ma che vuol dire? Siamo al tragicomico... l' orientamento sessuale di una persona gli fa assumere un ruolo sessuale, e il ruolo sessuale é specchio del proprio orientamento, qui invece lo studio cerca di dividere le due cose e assegna ad un effetto più importanza della sua causa.

 

Saltiamo avanti di qualche studio, e troviamo lo studio n° 11: "Gay and lesbian parents" il quale cita che i genitori eterosessuali erano più attivi nel fornire nel bambino uno stimolo al sesso opposto. Gi eterosessuali erano in sostanza più attivi nell' incoraggiare l' eterosessualità dei figli. Va da se quindi che i genitori omosessuali erano meno attivi nella promozione di questo modello.

 

Andiamo ancora avanti, fino allo studio n° 20: "Do parents influence the sexual orientation of their children? Findings from a longitudinal study of lesbian families" il quale scrive che "sebbene i figli cresciuti da lesbiche erano più propensi a sperimentare relazioni omosessuali, la grande maggioranza si é identificata come eterosessuale". Ora, questa frase é di per sè rivelatoria di due cose: 1) c' é stata una influenza da parte del lesbismo materno che ha - volontariamente o meno - incoraggiato un approccio a relazioni omosessuali nei figli, e 2) é possibile che ci sia stata una confusione di base sul significato di eterosessualità se figli che hanno avuto esperienze omosessuali si sono definiti etero.

 

Ma la sorpresa migliore arriva con un altro studio, inititolato: "Gay, Lesbian, and Heterosexual Adoptive Parents: Couple and Relationship Issues". Prima di parlare di questo però dobbiamo collegarci all' articolo della Romanelli.

La giornalista e scrittrice nel suo tentativo di avere ragione screditando le voci contrarie, cita come avversi alla teoria del "nessuna differenza" alcuni studi, premettendo che sono tutti (non é vero) legati ad ambienti cattolici. Cita 4 articoli ma ne discute solo due, il Regnerus (in realtà, Regnerus A, la Romanelli sembra non essere a conoscenza dell' esistenza del Regnerus B) e il Sullins. In sostanza la Romanelli sostiene che siccome vengono da autori conservatori, e probabilmente sono stati finanziati da enti conservatori, la loro validità é compromessa... non importa il curriculum, non importa la reputazione di questi due studiosi... siccome hanno ricevuto finanziamenti da conservatori, il loro lavoro é pura merda!

 

Ebbene, per una volta vogliamo accettare il modo di pensare della Romanelli, ma ci arroghiamo il diritto di utilizzarlo noi stessi. E torniamo allo studio "Gay, Lesbian, and Heterosexual Adoptive Parents: Couple and Relationship Issues". Questo studio del 2010 ad opera di Farr, Forssell e Patterson, é finanziato dal Williams Institute con base alla University of California in Los Angeles (UCLA). Il Williams Institute é un istituto molto attivo nella promozione dei diritti gay... é stato fondato nel 2001 da Brad Sears, attivista LGBT con un curriculum zeppo di studi e articoli sul tema. E', potremmo dire, un Sullins ma al contrario, di idee opposte. Ebbene scopriamo dal libro "Issues in Race, Gender, Etnicity and Class" che il William Institute fu fondato con un contributo di 2.5 milioni di dollari alla UCLA da parte di Charles R. Williams, un filantropo e business man gay. Come leggiamo da un articolo biografico su Williams, il suo scopo, nella fondazione dell' istituto, era quella di "mettere fine alla discriminazione". E' quindi implicito che questo istituto DOVESSE produrre materiale atto a mettere fine alla discriminazione verso i gay, a qualunque costo.

Perchè uno studio prodotto in tale ambito, con queste premesse da un istituto piegato al volere di un gay e creato da un gay, dovrebbe avere più attendibilità di uno studio prodotto da un ente conservatore?

 

Invitiamo la Romanelli e l' OPP a spiegarcelo.

 

P.S. Segnaliamo per completezza di informazione che non é vero ciò che sostiene la Romanelli, che lo studio di Regnerus fu ritirato in seguito ad una inchiesta che vi trovò degli errori. Furono aperte ben due inchieste, una interna ed una esterna, ed entrambe diedero ragione a Regnerus e ne validarono - con alcune correzioni nelle definizioni - i risultati. Lo studio corretto, chiamato Regnerus B, utilizza la nomenclatura corretta e rianalizza statisticamente i dati, raggiungendo le stesse conclusioni del Regnerus A, seppur con incidenza minore. Restava completamente invariata la conclusione principale del Regnerus A: le famiglie omogenitoriali sono meno stabili, ed espongono i bambini ad una maggiore probabilità di crescità in ambiti discontinui e meno stabili.

 

 

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